Laura pensa e pensa per immagini, “nei suoi scatti non c’è solo la realtà, ma la realtà in immagine e dentro l’immagine si annida l’immaginazione, che comprende il già visto, o creduto di vedere, e il nuovo”, come scriveva Marco Belpoliti a proposito di Luigi Ghirri. Laura pensa e pensa in bianco e nero. Il bianco e nero è una costante del suo linguaggio visivo che, da sempre, predilige al colore. Le fotografie in mostra hanno fanno parte della serie “Resonance” dove, grazie al bianco e nero, la risonanza – intesa come eco emotiva, profondità di sguardo e dialogo tra i soggetti ripresi – emerge con maggiore incisività. Le ombre e i contrasti che il bianco e nero rende evidenti diventano lo spazio in cui i dettagli e i gesti risuonano con più forza, donando alle fotografie un’intensità quasi tattile, in cui ogni frammento di realtà assume un rilievo narrativo e simbolico. Una ricerca, quella di Laura Veschi che colloca la fotografia entro uno spazio critico di riflessione, in cui l’immagine non è né semplice riproduzione né arbitrario esercizio di stile. Come Mulas e Consagra hanno mostrato in “Fotografare l’Arte” (1973), il fotografo non deve limitarsi a “fotografare l’opera” in maniera passiva, ma neppure diventare autore di un nuovo oggetto, slegato dall’intenzione originaria dell’artista. Si muove in uno spazio intermedio, quello della “critica visiva”, dove lo sguardo diventa ponte tra ciò che esiste e ciò che l’obiettivo fa emergere.
Roberto Spinetta